La Teoria dell’Autodeterminazione

La Self-determination Theory (in breve SDT), tradotta in italiano con il termine di Teoria dell’autodeterminazione è uno dei tanti studi in ambito motivazionale.

I suoi due autori, Edward L. Deci e Richard M. Ryan, studiando la capacità degli individui e la loro propensione nell’adottare comportamenti autonomi orientati all’obiettivo e autoregolati, hanno infatti sviluppato il concetto di autodeterminazione.  Con tale termine si intende, infatti, la propensione naturale (basata sul personale mix di conoscenze, competenze e convinzioni) propria di tutti gli esseri umani di trovare motivazione intrinseca per determinare in modo libero e autonomo il futuro.

Ma quali sono sono i principali aspetti dell’autodeterminazione? Quali sono le diverse tipologie di motivazione correlate al concetto di Self Determination? Come sono gli individui autodeterminati? Quali sono gli aspetti che favoriscono una motivazione autodeterminata? E come può eventualmente essere rafforzata all’interno dell’organizzazione?


IL CONCETTO DI AUTODETERMINAZIONE

L’autodeterminazione, come visto sopra, può essere definita come la propensione naturale, sulla base del personale mix di conoscenze, competenze e convinzioni, propria di tutti gli individui di determinare in modo libero e autonomo il futuro.

In termini psicologici, l’autodeterminazione è definibile dunque come la percezione di essere liberi nelle proprie scelte e azioni.

Ma come sono gli individui autodeterminati? Soresi & Nota (2000) hanno suggerito alcune delle loro caratteristiche:

  • sono consapevoli dei propri interessi e delle proprie preferenze;
  • sono in grado di differenziare i propri voleri e i propri desideri;
  • conoscono i propri punti di forza e debolezza riuscendo, in tal modo, a massimizzare la qualità della propria vita;
  • autoregolano il proprio comportamento;
  • danno vita a eventi e, se necessario, realizzano azioni specifiche;
  • sono perseveranti nel perseguimento di obiettivi significativi, utilizzando la negoziazione, il compromesso e la persuasione per raggiungerli;
  • hanno credenze positive circa la propria capacità di agire in una situazione raggiungendone i risultati attesi;
  • hanno fiducia in se stessi e sono orgogliosi dei propri risultati;
  • sanno comunicare agli altri i propri bisogni;
  • fanno scelte sulla base di preferenze, interessi desideri e necessità;
  • prima di prendere una decisione considerano più opzioni ed esaminano le conseguenze delle stesse;
  • valutano l’efficacia delle proprie decisioni attivandone delle nuove sulla base di questa;
  • individuano degli obiettivi personali e si impegnano per perseguirli;
  • si danno da fare per la propria indipendenza pur riconoscendo la propria interdipendenza da altri;
  • approcciano ai problemi in modo sistematico;
  • sostengono e difendono i propri diritti, se necessario
  • autoregolano il proprio comportamento;
  • hanno elevati livelli di problem solving creativo.

In base a tali definizioni,  si possono sintetizzare due tipologie di competenze innate nel soggetto autodeterminato: la capacità di definire un proprio progetto e la capacità di mettere in atto i comportamenti conseguenti .

Le persone autodeterminate, dunque, agiscono per scelta e non per obbligo.

LA TEORIA DELL’AUTODETERMINAZIONE. MOTIVAZIONE INTRINSECA ED ESTRINSECA

La Teoria dell’Autodeterminazione nasce nel 1985 per fornire un contributo alla spiegazione del costrutto della motivazione. Per i due autori, Deci e Ryan, la motivazione dipende sia da fattori biologici (e quindi innati) ma anche da fattori socialmente e culturalmente costruiti.

Nel primo caso si parla appunto di motivazione intrinseca, cioè l’innata preferenza a svolgere certe attività per il semplice gusto di affrontarle, in assenza di qualsivoglia pressione esterna.

Nel secondo, invece, si parla di motivazione estrinseca, intesa come quel tipo di motivazione guidata da fattori esterni e sociali e che spinge ad agire sulla base di una promessa di premi o minaccia di punizioni.

Se è vero dunque che ciascun individuo abbia una innata motivazione verso determinate attività è altrettanto vero che questa può essere influenzata dal contesto circostante.

L’ambiente esterno infatti può

  1. Promuovere l’autodeterminazione: e questo avviene, secondo la Teoria dell’autodeterminazione, quando consente di soddisfare tre bisogni psicologici innati quali:
    1. Competenza: sentirsi efficaci nell’esercitare le proprie capacità;
    2. Autonomia: possibilità di fare scelte in modo autonoma;
    3. Relazione: sentirsi integrati con gli altri.
  2. Ma anche ostacolare l’autodeterminazione: l’ambiente può inibire l’autodeterminazione se favorisce la nascita di paure legate allo svolgimento di un compito, fornisce troppe direttive o sottolinea l’assenza di abilità.

LE DIFFERENTI TIPOLOGIE DI MOTIVAZIONE AUTODETERMINATE

La motivazione è la sintesi dei numerosi e diversi fattori dinamici che possono spingere (più o meno intensamente) un individuo alla realizzazione di una determinata azione o comportamento.

Il modello motivazionale proposto da Deci e Ryan identifica alcuni fattori del contesto sociale (come ad es. famiglia, scuola, gruppo dei pari, ecc.) che potrebbero avere un effetto sulla motivazione e propone l’esistenza di differenti tipologie di motivazioni autodeterminate che possono avere delle ripercussioni sullo sviluppo dell’individuo.

Queste differenti tipologie di motivazioni si situano su un continuum che va dalla motivazione intrinseca alla amotivazione.

Più precisamente:

  1. La motivazione intrinseca è considerata il più alto livello di motivazione autodeterminata che un individuo può raggiungere.  Essa implica la messa in atto di un comportamento per il solo piacere che ne deriva o perché se ne ricava un senso di soddisfazione. La motivazione intrinseca riguarda un impegno attivo in compiti ritenuti interessanti e che portino ad una crescita individuale. Le persone intrinsicamente motivate, infatti, agiscono liberamente senza dunque alcun interesse ben definito. E per essere mantenuta è necessario che vengano appunto  soddisfatti i bisogni visti in precedenza quali quello della:
    • competenza: alcuni studi hanno dimostrato che feedback positivi aumentano la motivazione intrinseca rispetto alla situazione in cui non vengono forniti feedback . Deci e Ryan collegarono questi risultati al bisogno di competenza. Il riconoscimento da parte di altri soggetti, tramite appunto feedback positivi, procurano alimentano motivazione intrinseca;
    • autonomia: esperimenti iniziali mostrarono come meccanismi di ricompensa in termini monetari non sempre portavano a impatti positivi in termini motivazionali. Anzi, a volte potevano minare la motivazione intrinseca del soggetto che aveva già di per se elevata motivazione intrinseca. Infatti le persone automotivate svolgono attività in maniera naturale e spontanea, seguendo liberamente i loro interessi innati. Con l’introduzione di meccanismi di remunerazione esterna le persone tendono a sentirsi controllate e spingendole a percepire il meccanismo non più come un qualcosa interno ma bensì dettato dell’esterno. Le persone si sentono quindi non più a loro agio, più lontane dal loro modo spontaneo di essere e la loro motivazione intrinseca viene dunque meno;
    • relazione: la tendenza a stabilire relazioni è tipica di ciascun organismo. Nella specie umana, il bisogno di relazione ha una sua forma specifica di espressione ed è in continua elaborazione in coerenza con l’evoluzione culturale e biologica dell’uomo. Dalla primaria necessità di inserirsi in un gruppo per cacciare si è passati infatti ad un bisogno di essere inserito in un contesto sociale con determinati bisogni e valori. Il bisogno di relazione può dunque oggi identificarsi con la necessità di costruire rapporti basati sulla sicurezza, sulla protezione, sulla fiducia e sul rispetto reciproco. In questo caso il senso per l’individuo è collegato anche al fare parte di un tutto, che sia un gruppo o una comunità più grande. ;
  2. Motivazione estrinseca: passando invece dal contesto della motivazione interna a quella esterna si possono manifestare differenti situazioni. Nella motivazione estrinseca l’individuo vuole ottenere qualcosa in cambio della messa in atto di un determinato comportamento. L’individuo, dunque, non agisce più per il piacere che ne può derivare, ma per motivi esterni all’individuo. Deci e Ryan, partendo dal presupposto che il processo di internalizzazione di regole e valori esterni sia un naturale processo di socializzazione per inserirsi nell’ambiente circostante, propongono quattro diverse tipologie di motivazione estrinseca:
    • la regolazione integrata: è la forma più completa di internalizzazione. Quando le regolazioni sono integrate, queste sono interamente accettate e considerate coerenti ed in armonia con il loro stesso modo di essere. Quindi, ciò che inizialmente era considerata una regolazione esterna viene trasformata in un’autoregolazione. Il risultato sarà dunque molto simile ad una motivazione intrinseca: di un’autodeterminata estrinseca motivazione;
    • la regolazione identificata implica che l’individuo cominci a prendere coscienza dell’interesse che lo porta ad intraprendere una specifica attività e che per lui sia ugualmente importante praticarla e poterla svolgere liberamente, senza costrizioni. Per esempio, se l’individuo identifica che è importante svolgere attività fisica per il proprio benessere e la propria salute, si eserciterà molto più volentieri;
    • la regolazione introiettata implica che l’individuo inizi ad interiorizzare tutto ciò che influenza i suoi comportamenti e le sue azioni. La persona si sentirà dunque in colpa o sotto pressione nel momento in cui decide di non intraprendere una determinata attività. Da precisare che con la regolazione introiettata il controllo del comportamento viene dagli individui stessi (a differenza della regolazione esterna, vedi poi);
    • la regolazione esterna implica il fatto che l’individuo sia motivato da elementi esterni come ricompense materiali o punizioni. In tal caso, quindi, il controllo viene dall’esterno e non più dagli individui (come nel caso di regolazione introiettata);
  3. Infine, la amotivazione si riferisce all’assenza di motivazione autodeterminata causata dall’incapacità dell’individuo di cogliere una relazione tra il comportamento adottato ed i risultati che potrebbe ottenere. Alla lunga, l’individuo svolgerà tale comportamento in maniera automatica e si interrogherà sulle ragioni per le quali continua a compiere queste attività dal momento che non sembrano portare a dei risultati concreti.

Figura 1 – Le motivazioni autodeterminate nella Teoria dell’Autodeterminazione 


Self Determination Theory

CONCLUSIONI

Inizialmente nata per in ambito medico, la Teoria dell’autodeterminazione si presta per spiegare e suggerire modelli di analisi e intervento in numerosi contesti, anche organizzativi.

Abbiamo visto che secondo tale teoria il benessere psicologico di un individuo è il risultato della soddisfazione di tre bisogni di base quali quello di:

  1. competenza: agire con competenza nel proprio ambiente per lo svolgimento di compiti ritenuti importanti;
  2. autonomia: sentirsi libero in ciascuna azione e sentire che si agisce per propria volontà;
  3. relazione: cercare e sviluppare delle relazioni sicure e positive con gli altri nel proprio contesto sociale.

L’individuo che riesce a soddisfare questi bisogni agisce mosso da motivazione intrinseca o da regolazione integrata o identificata. Al contrario, coloro che non riescono a soddisfare questi bisogni agiscono, nello svolgimento delle loro attività, guidati da una motivazione per regolazione introiettata, per regolazione esterna o sono amotivati.

All’interno delle nostre organizzazioni sarà dunque necessario cercare di permettere a ciascuno dei collaboratori la ricerca di tale soddisfazione. Ed una delle chiavi di lettura organizzativa proposte dalla la SDT potrebbe dunque essere la seguente: distribuire le attività (fin dove sia possibile) in base alle preferenze di ciascun lavoratore. Se il nostro collaboratore riuscirà infatti a svolgere una attvità biologicamente ritenuta interessante e possa contemporaneamente sentirsi competente, autonomo nonché inserito in un ambiente relazionale positivo la sua motivazione verrà da sè.  

Per ulteriori approfondimenti sulla Teoria dell’autodeterminazione può leggere l’articolo The “What” and “Why” of Goal Pursuits: Human Needs and the Self-Determination of Behavior .

 

 

 

 

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