Il processo di selezione: parte prima

Il processo di selezione: parte prima

Come condurre il processo di selezione di un candidato? Quali sono gli step necessari? Come riconoscere il candidato giusto per la nostra organizzazione?

Sono questi gli interrogativi che ci spingono ad affrontare in più articoli e sotto diversi aspetti il processo di selezione.

Trovare la giusta risorsa per il giusto ruolo non è poi così facile. Né tantomeno privo di rischi. Rischi che corrono entrambi le parti: sia il candidato, che potrebbe trovarsi in difficoltà per mansioni non sue (specie se ha lasciato altra posizione lavorativa per scommettere sulla nuova esperienza professionale) che per l’azienda, che pensando di efficientare la sua organizzazione si troverà con una risorsa non adatta al ruolo.

Ed è per questo che il processo di selezione deve essere curato sotto molti aspetti. Dalla fase di definizione delle competenze organizzative, alla stesura delle analisi dei dati del candidato raccolti, passando attraverso la fase di stesura del profilo professionale e alla gestione del colloquio di selezione.

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Il mentoring come training (e non solo)

Il mentoring come training (e non solo)

Anche in Italia, il mentoring sta tornando di moda. La riscoperta di questa “tecnica” di formazione e di sviluppo delle Risorse Umane è dovuta anche alle recenti evoluzioni di fattori economici e sociali che hanno ampiamente mutato il mercato del lavoro. Nell’ultimo decennio, infatti, la forza lavoro si è andata sempre più modificando sotto i seguenti input:

  • Demografici: la sempre più libera circolazione del “capitale umano” ha portato, dove più e dove meno, all’integrazione nella forza lavoro di persone provenienti da culture differenti. Inoltre, in paesi maggiormente sviluppati, a fronte dell’affacciarsi nel mondo di lavoro dei millenials, si sta registrando un processo di “invecchiamento” della forza lavoro legato all’incremento dell’aspettativa di vita (con conseguente allungamento della vita lavorativa);
  • Tecnologici: il sempre più massiccio della tecnologia che ha automatizzato gran parte delle funzioni aziendali e continua ad influenzare la performance lavorativa, modificando continuamente il modo in cui il lavoratore si relaziona con la struttura dell’azienda;
  • Culturali: l’approccio al lavoro si è andato evolvendo. Il posto fisso, tanto ambito dai nostri genitori, ad oggi non è più un miraggio a cui ambire. I millenial preferiscono trovare opportunità lavorative che permetta loro di crescere, ottenere nuovi stimoli, vivere nuove esperienze. Ed è per questo che sono molto più propensi al cambiamento.

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Il processo decisionale: il dolore della decisione

Il processo decisionale: il dolore della decisione

Quando si dice “prendere una decisione dolorosa” non è un semplice modo di dire: vi è infatti una connessione tra processo decisionale e dolore. Sia nella vita privata, che all’interno della nostra azienda, ci troviamo spesso difronte al dover intraprendere una via piuttosto che un’altra. Tale processo provoca “dolore”. Ma cosa accade quando evitiamo il dolore nel prendere una decisione? Quali sono gli effetti negativi del nostro “non agire”? Il lavoro che segue è una traduzione in italiano, leggermente rielaborata, del lavoro pubblicato dalla LaConte consulting nel quale si cerca di esaminare come il processo decisionale sia influenzato dal “dolore”.

Il dolore è un’esperienza che nessuno di noi vuol provare sulla propria pelle. Noi siamo infatti strutturati per evitare spiacevoli conversazioni, esperienze e ricordi. La maggior parte delle volte questo istinto ci torna utile. Ma quando il dolore si manifesta come campanello di allarme di possibili rischi (cioè minacce che potrebbero causare “ferite”) evitare di affrontarlo potrebbe essere pericoloso.

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Come gestire il premio di risultato

Come gestire il premio di risultato

A seguito dell’approvazione della Legge di bilancio 2016 è stata reintrodotta l’agevolazione fiscale sul premio di risultato corrisposto dal datore di lavoro sulla base di un accordo collettivo aziendale o territoriale. Tale beneficio consiste in una meccanismo di tassazione agevolata per le somme ricevute dal dipendente, prevedendo un’aliquota sostitutiva IRPEF pari al 10%.

Trattasi invece di novità, la previsione della normativa che consente ai lavoratori di scegliere se ricevere il premio in denaro o in benefit.

Quindi il dipendente che riceve un premio di risultato si trova difronte ad una duplice scelta: applicare o no l’imposta sostitutiva del 10%? E se l’azienda prevede un pacchetto welfare aziendale, meglio il premio in somme di denaro detassato o sotto forma di benefit?

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Welfare aziendale per il benessere del dipendente….e non solo

Welfare aziendale per il benessere del dipendente….e non solo

Per comprendere l’importanza del welfare aziendale bisogna partire da lontano e dalla constatazione della crisi del welfare state. L’impegno finanziario per sostenere un adeguato stato sociale sta diventando oramai insostenibile, anche alla luce di impegni di spesa vincolanti e delle recenti crisi economiche e finanziarie che si sono susseguita dal 2008 ai giorni nostril.

A farne le spese sono stati dunque settori che tradizionalmente costituiscono il cuore del welfare state: istruzione, sanità, assistenza e previdenza.

In un tale contesto, molte aziende (ma non poi così tante, vedi Rapporto Welfare Index PMI 2017), incentivate anche dal legislatore (vedi, in primis, Legge di stabilità 2016, ma anche le seguenti leggi di stabilità del 2017 e 2018), hanno intrapreso iniziative di welfare personalizzate alle proprie realtà offrendo ai propri dipendenti benefici di vario genere ed in particolare nelle tradizionali aree del welfare state.

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